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Giustizia penale ed equità sociale.

il carcere dopo l’indulto nei giorni di Aldo Bianzino e Giovanna Reggiani.

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 | Federico Immigrato e Rifugiato
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Giustizia penale ed equità sociale. - il carcere dopo l’indulto nei giorni di Aldo Bianzino e Giovanna Reggiani. | Varie
Poco più di un anno e mezzo fa, scorrendo il titanico programma sottoscritto da tutti i partner dell'Unione faceva un certo effetto soffermarsi sul tema dei progetti di riforma che si annunciavano nell'ambito dei sistemi di detenzione carceraria.
Sicuramente, l'intenzione di voler considerare la reclusione in “cella” solo nei termini di misura ultima contro la criminalità, e l'idea di voler favorire la cura delle tossicodipendenze e delle infezioni da HIV (dei condannati o delle persone in attesa di giudizio) al di fuori delle strutture detentive erano proposte assolutamente nobili e del tutto in linea con le drammatiche realtà di affollamento che gravano i penitenziari italiani.
Come molti altri progetti di riforma avanzati nel corso della campagna elettorale però, anche questo è andato completamente disatteso e anzi, l'unico e controverso intervento preso in materia è stato quello dell'INDULTO. Strumento in sé assolutamente necessario per alleggerire le condizioni di disumana congestione che opprime tutto il nostro sistema carcerario, ma poi nei fatti paurosamente screditato sia dalla volontà di aprire il provvedimento anche a tipologie di crimini non propriamente diffusi come i reati finanziari & il voto di scambio (che punisce chi chiede i voti alla mafia in cambio di denaro), ma anche dalla totale assenza di ulteriori programmi di risanamento strutturale di tutto il sistema in cui inserire un atto del genere.
Lo scorso 8 Novembre comunque, il Gruppo della Sinistra Democratica, quasi a voler prendere le distanze da tutti i ritardi e le mancanze che sta accumulando il Governo in materia, ha promosso un convegno presso la Sala del Cenacolo (bellissima!) della Camera dei Deputati proprio per fare il punto sui temi della giustizia penale ed equità sociale in Italia, ma soprattutto per aprire un confronto su tutti gli effetti e gli sviluppi che nel corso dell'ultimo anno pare aver prodotto l'approvazione della famigerata 241/2006.
Il fatto che l'incontro capitasse proprio nei giorni seguenti all'omicidio di Giovanna Reggiani e la misteriosa morte di Aldo Bianzino ha poi consentito a tutti i relatori (tra gli altri Patrizio Gonnella, Luigi Manconi, Ettore Ferrara...) di estendere ulteriormente l'oggetto principale dei loro interventi giungendo a fornire una panoramica generale e poco rasserenante sullo stato di legalità nelle carceri e la consistenza di tutte le nuove campagne di allarme sulla sicurezza.
Non serve certo impararsi a memoria le lezioni di Zygmunt Bauman per valutare come la reclusione abbia perso definitivamente e da tempo immemore ogni sua valenza di prevenzione, deterrenza o punizione (eh, la leggenda del reinserimento…) per limitarsi solo a perpetuare uno stato di segregazione permanente dalle frange di popolazione meno assimilabili, più difficili da controllare o comunque pronte a creare problemi.
Ora che però tutte le forze politiche in competizione (destra e sinistra) nei maggiori paesi occidentali tendano a manifestare un completo accordo su come gestire il problema sicurezza e anzi impongono il gioco della propaganda cercando di convincere l'elettorato su chi sarà più spietato nella carcerazione dei criminali è imbarazzante apprendere quale sia nei fatti la paralisi e l'incapacità che ha contraddistinto l'Italia tutte le ultime legislature nell'affrontare la materia. Passi che la metà (!) della popolazione carceraria sia composta da persone ancora in attesa di giudizio, ma sapere che quasi il 40% di questi sono immigrati reclusi per le degenerazioni della Bossi-Fini [vedi il rapporto annuale 2007 di Amnesty International, - ndk] , e che ci sono voluti due anni e una decina di scioperi della fame solo per mettere all'ordine del giorno in Parlamento la possibilità che la Giovanardi-Fini (relativa alle condotte di produzione, traffico, detenzione illecita ed uso di sostanze stupefacenti) venisse modificata non fa che confermare come la Patrie Galere non siano altro che un deposito in cui segregare solo le classi più basse e marginali, vera scappatoia per evitare al Governo ogni forma di confronto o ipotesi di welfare.
Sull'autobus i nostri vecchietti (i più rincoglioniti d'Europa non c'è che dire) non fanno che ripetere che la polizia acchiappa e i magistrati liberano. Stando ai dati non sembra che le prigioni siano vuote. Comunque visti i fatti di ieri negli autogrill e l'assedio alla caserma del Coni da parte degli ultrà (?!?) forse è meglio proprio sospendere ogni tipo di giudizio sulla ps. Almeno per oggi.
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