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Felix Van Groeningen

Alabama Monroe

https://www.inkoma.com/k/4379

The Broken Circle Breakdown, oggi nelle sale

 | federico immigrato e rifugiato
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La colonna sonora di Alabama Monroe ci è rimasta addosso come una specie di tatuaggio che non eravamo del tutto sicuri di voler fare.
In una delle ultime puntate di Announo ci è sembrata persino di sentirne alcuni estratti sotto un paio servizi giornalistici molto old school sui presunti eccessi sessuali e di doping tra gli universitari a Perugia.
Ritrovarla cosí fuori contesto è stato straniante, quasi come immaginare i fan di Caparezza che improvvisano un coro di Shannon Wright al concertone del 1°Maggio.
Le due ore scarse del nuovo struggente film di Felix Van Groeningen possono affascinare o tramortire per il modo lacerante con cui trattano le conseguenze spietate dell'amore. L'impiego di certe parti musicali però non può lasciare indifferenti.
Probabilmente negli ultimi tempi solo in Once si era vista una simbiosi cosí intensa tra sceneggiatura e colonna sonora. Chi ha apprezzato in quel film le vicessitudini dei The Swell Season, ricorderà il crescendo e il consolidamento di un amore all'interno di una folk band musicale sui generis. In Alabama Monroe si assiste invece con flashback inesorabili alla disgregazione totale della Broken Circle Breakdown Bluegrass band e di una coppia seducenti di amanti che ne fanno parte, Elise e Didier. Dopo La Guerra è dichiarata della splendida Valèrie Donzelli era dura ripensare al Melodramma fuori da canoni pop e frizzanti.
Van Groeningen però torna indietro ad un livello spietato, non preoccupandosi di amplificare gli effetti dell'impatto del dolore, ma concentrandosi soprattutto le macerie e gli strascichi che questo può lasciarsi dietro. Nella storia raccontata, in una fredda campagna belga lei è una tatuatrice selvaggia, lui un agricoltore solitario con la passione del country e di Johnny Cash. La passione tra i due non si spegnerà, ma sarà sconvolta dal male terribile che colpirà la loro bellissima figlia. Il modo estremamente diretto in cui si racconta la sofferenza della piccola bimba satura e annienta ogni possibile tentativo di giudicare razionalmente il film. Il ritmo incalzante dei flashback riesce comunque a dare - fino ad un certo punto - quasi l'impressione di un ritorno continuo dell'amore grazie alla forza della memoria. Anche le discussioni tra i due genitori mosse dal pragmatismo di Didier e una sorta di animismo irrazionale di Elise aprono spunti interessanti che il finale disarmante - e che non vi raccontiamo - depotenzia e schiaccia senza pietà.

Finito il film in sala abbiamo subito provato a cancellare la drammaticità di certe scene. Il giorno dopo abbiamo cominciato a chiedersi se Veerle Baetens ha anche nella vita reale tutti quei disegni sulla pelle. Non sappiamo se qualcuno a Perugia si è fatto un tatuaggio da ubriaco questo fine settimana. Vedendo Alabama Monroe può benissimo esser venuto in mente a qualcuno di cominciare una tesi sui film in cui sono stati ripresi in maniera più intensa i segni sul corpo.



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