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Don Caballero

https://www.inkoma.com/k/131

@ circolo degli artisti, Roma, 30 ottobre 2008

 | federico immigrato e rifugiato
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Forse perché sono sempre stato una grande pippetta a suonare... Il mondo dei grandi virtuosi della tecnica però ho finito tendenzialmente a seguirlo un po' con la costanza di chi comincia sempre le collezioni in edicola da 52 uscite settimanali, ma si ferma immancabilmente alla prima offerta lancio da €1,99. A proposito di videocassette, lezioni interattive in cdr e Richard Benson. Per i Grandi Don Caballero in questo senso abbiamo sempre fatto un'eccezione. Prima perché hanno inventato indiscutibilmente un genere. Secondo perché sono riusciti, in tutta la prima parte della loro discografia, a coniugare il tipico spirito e la comunicatività indie in un linguaggio tecnico realmente fuori dalla media. Quasi pirotecnico senza i fuochi di artificio, minchia. Un anno e mezzo fa li avevo visti al Circolo e pur rimanendo realmente estasiato per la loro bravura non ne ero totalmente rimasto convinto. Ammetto che pur non apprezzando l' ultimissimo cd ero pronto ad andarli a vedere di nuovo al circolo, un po' con lo spirito di chi si vede i film di Terence Hill solo per gustarsi i pezzi in cui fa i trucchetti e le acrobazie con le carte da poker. Da perfetto zoticone del Tenesse che si drizza il cappello quando vede qualcosa di magico e di cui non riesce a capire perfettamente la connessione causa effetto. Purtroppo, stando alla prova di ieri sera, I Caballeri non hanno più niente a che vedere con l'indie. Mi rendo conto che la cosa non è oggettivamente un male, ma vederli alzare le mani in segno di vittoria alla fine di ogni virtuosismo mi ha dato l'impressione di sfogliare uno di quei libri dei record dove gente fa gli assoli con le dita nel naso o finisce i cubi magici con gli occhi bendati. Si ok bravi, ma sti cazzi. Tanto più che la loro proposta si avvicina terribilmente – a tratti – ad una specie di fusion di cui non vorrei assolutamente avere maggiori informazioni. Lo stesso monumentale Dan Fitzgerald, ha offerto una prova al di sotto delle sue immani possibilità, e se nella scorsa occasione il suo cazzeggio al microfono era sembrato un po' forzato e casuale ieri ci è sembrato tragicamente preparato e inopportuno, un po' come la scelta generale di optare per due chitarre invece che per basso e chitarra. Vabbè chissà se Richard Benson sa fare i trucchetti con le carte.
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